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Concluso a Smerillo il festival “Le parole della montagna”

In archivio la 13° edizione della manifestazione

Festival "Le parole della montagna" a Smerillo

Si è concluso a Smerillo, con l’intervento della reporter Monika Bulaj, la tredicesima edizione del festival “Le parole della montagna”, un festival che sorprende sempre di più e che si sta affermando indiscusso e previlegiato nel panorama dei festival regionali e non solo. L’edizione di quest’anno, che ha affrontato la parola “PERDERSI”, è partita il 2 luglio a Monteleone di Fermo con un’anteprima esclusiva che ha visto la partecipazione dello psichiatra Paolo Crepet e dell’alpinista Andrea Lanfri. Nella seconda anteprima a Montefalcone Appennino, il linguaggio poetico di Emiliano Cribari ha incontrato le parole forti e sentite delle scrittrici Valeria Tron e Patrizia Baglioni, per chiudersi con l’urlo di Giorgio Felicetti nello spettacolo “La terra tremano”. Suggestioni intense quelle vissute dagli ospiti del Festival che si sono persi non solo idealmente, ma anche praticamente nell’escursione con il geografo Franco Michieli, perché sperimentare a volte è necessario.

Ma è a Smerillo che il Festival è entrato nel vivo con una settimana densa di appuntamenti con l’arte, la letteratura, la filosofia e la riflessione sull’attualità. L’apertura della mostra dell’artista pluripremiato Ettore Frani ha dato l’avvio ad una ricerca di senso e orientamento nello spaesamento che si vive quotidianamente a contatto con la realtà. La pandemia, la guerra, le crisi politiche ed economiche hanno destabilizzato i nostri vissuti e il festival ha voluto porre delle domande alle quali intellettuali di altissimo livello come Enrico Galiano, Massimo Calvi, Domenico Iannacone, Stefano Zamagni, Marco Vannini Massimo Donà, Davide Rondoni e Monika Bulaj hanno provato a dare delle risposte. La presenza costante di un numerosissimo pubblico e l’ascolto attento e partecipato hanno confermato l’essenzialità delle tematiche proposte: scuola, economia, spiritualità, educazione e responsabilità. Ma a colpire lo spettatore non è stato solo l’intervento degli ospiti, ma la convivialità che si è costruita nei giorni del Festival, tra spettatori, organizzatori e intellettuali. Tra i vicoli di Smerillo si poteva osservare il giornalista Rai Domenico Iannacone conversare con la gente del luogo e informarsi sulla loro quotidianità mentre l’economista Zamagni chiedeva ai bambini il loro andamento scolastico e non lesinava una parola ed un abbraccio a tutti quelli che incontrava. Smerillo diventa un unicum, un genius loci, una dimensione irripetibile dove ruoli e titoli decadono e resta solo la persona. Ci si guarda negli occhi al Festival, si resta in ascolto, ci si commuove di fronte agli orizzonti che si armonizzano ai versi e ai concetti, si interiorizzano parole, alcune scavano più di altre, a seconda delle esperienze e delle sensibilità e le cicale cantano.

È un mondo incantato quello del piccolo borgo, che ha il sapore della montagna, delle cose vere, sostanziali, che nutrono lo spirito attraverso la conoscenza e la gentilezza. Ingredienti rari nel mondo di oggi e forse per questo cercati e sempre più necessari per ristabilire l’equilibrio interiore e la conoscenza di sé.

Alla fine del Festival, non si lascia Smerillo, lo si porta con sé, per rielaborare la ricchezza del programma di quest’anno saranno necessarie settimane. E poi via per l’edizione del 2023 con una nuova parola che la montagna, come sempre, avrà la bontà di sussurrare ai boschi, agli animali e ai venti e a tutti coloro che vorranno ascoltarla.

Redazione Fermo Notizie
Pubblicato Martedì 19 luglio, 2022 
alle ore 17:54
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