Crisi Coronavirus, a maggio fatturato in calo del 39,5% rispetto al 2019
Lo rende noto Confartigianato

“Il nostro Paese, insieme alla Spagna – commenta il Segretario generale, Giorgio Menichelli – evidenzia il calo più ampio del PIL tra le maggiori economie monitorate dal Fondo Monetario internazionale. L’Italia, come noto, è il paese che per primo è stato colpito dal contagio e a fine marzo era il primo paese al mondo per decessi da Covid-19.
L’Ufficio Studi di Confartigianato ha delineato l’andamento dell’attività delle imprese nei mesi del lockdown, evidenziando, tra maggio e giugno, una attenuazione dell’impatto della crisi Covid-19 già rilevato in precedenza, anche se le performance delle piccole e medie imprese restano fortemente negative. In termini di fatturato le Pmi indicano, a maggio 2020, un calo intenso pari al -39,5% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, che risulta però in miglioramento rispetto al -57,1% rilevato ad aprile.
In merito ai tempi di recupero dei livelli di fatturato pre-crisi, oltre la metà (53,1%) degli imprenditori si definisce incerto rispetto all’andamento futuro del mercato, mentre il 46,9% di imprenditori ritiene che saranno necessari in media 12 mesi per recuperare i ricavi pre-crisi.
Ci rende orgogliosi vedere questa diffusa resilienza delle nostre piccole e medie imprese che comunque si dicono pronte ad investire in cambiamenti anche strutturali delle proprie attività. Secondo lo studio, entro i prossimi 12 mesi più di una Pmi su due (53,3%) introdurrà delle novità come ad esempio l’attivazione di nuovi canali di vendita (26,1%), cambiamenti dell’organizzazione interna, quali orari e modalità di lavoro (21,9%), ampliamento del numero dei committenti (17,4%), attivazione di nuove relazioni con altre imprese (14,3%) e ingresso in nuovi mercati (14,2%).
Sicuramente – prosegue Menichelli – oltre al pesante shock economico, la crisi Covid-19 ha indotto un effetto secondario positivo, rappresentato dall’accelerazione della trasformazione digitale delle MPI. Ben sei su dieci (56,7%) hanno, infatti, implementato l’utilizzo di una o più tecnologie digitali, tra le quali sito web, social network, piattaforme di videoconferenze, formazione on-line e e-commerce. In particolare, il 71,5% di queste imprese ha incrementato l’utilizzo di uno o più strumenti digitali, il 36,2% ne ha ampliato le funzionalità e il 29,6% ha introdotto uno o più strumenti digitali, non presenti in azienda prima della crisi da coronavirus.
La recessione in corso influenza inevitabilmente la demografia di impresa, ma l’analisi degli ultimi dati relativi a maggio 2020 evidenzia un segnale di attenuazione rispetto al trend di marzo e aprile. I flussi di nati-mortalità delle imprese totali – attive e non attive – evidenziano l’attutirsi degli effetti della crisi Covid-19. A marzo 2020 le iscrizioni scendono del 31,1% rispetto marzo 2019, ad aprile il calo arriva al -61,5% ma a maggio si riduce attestandosi sul -37,7%: nel complesso del trimestre in esame la riduzione è del 42,8%.
Nonostante maggio sembra aver risentito meno della crisi, l’impatto che l’epidemia ha avuto sui primi due mesi del trimestre marzo-maggio del 2020 è comunque forte. Per quanto riguarda la Regione Marche, le iscrizioni di impresa si sono dimezzate, registrando un calo di 1280 imprese pari a -51,5%, più significativo nel mese di aprile 2020 rispetto all’anno precedente con -71,1%.
Nello specifico, nella provincia di Macerata il periodo marzo-maggio 2020 (295 iscrizioni) segna una variazione assoluta di -293 imprese pari a -49,8% rispetto a marzo-maggio 2019 (588 iscrizioni); a Fermo la variazione è di -233imprese (402 iscrizioni nel 2019 e 169 nel 2020) con un -58%, mentre ad Ascoli Piceno è di -194 imprese iscritte pari a -54,2% (358 iscrizioni nel 2019 e 164 nel 2020).
Per poter ripartire – conclude il Segretario – è necessario mettere le imprese e il lavoro al centro degli investimenti da realizzare usando tutte le risorse a disposizione. E’ ora di dare una svolta al Paese, realizzando riforme che rispondano alle reali esigenze delle imprese, recuperando ritardi (basta vedere la questione della liquidità e della cassa integrazione), inefficienze e valorizzando il nostro tessuto produttivo, di cui la piccola impresa di territorio è il punto di forza. Servono semplificazione ed efficientamento della burocrazia perché non si può più accettare che le riforme finora proposte non riescano ancora ad essere applicate realmente a causa di lungaggini e vincoli incomprensibili. E’ quello che ad esempio sta accadendo con il bonus 110%, ancora una volta motivo di grande frustrazione per le nostre imprese che vedono bloccata per la mancanza dei decreti attuativi, una misura che sarebbe a tutti gli effetti una grande leva per la ripartenza. Siamo il secondo maggior Paese manifatturiero in Europa e leader globale nei settori di punta del made in Italy, dall’agroalimentare alla moda, dal legno-arredo alle meccanica e dobbiamo far in modo di consolidare e irrobustire le nostre imprese con aiuti tempestivi e sostegni concreti”.
da: Confartigianato Macerata – Ascoli Piceno – Fermo
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