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Turnazioni irrigue nella valle dell’Aso, la Cia lancia l’allarme

"Una riduzione dell’acqua può significare perdita di raccolti, minori rese e danni economici ingenti"

Fiume Aso

Dal 19 agosto entrano in vigore le turnazioni irrigue decise dal Consorzio di Bonifica delle Marche per il comprensorio Aso – Media e Bassa Valle. La misura, resa necessaria dalla ridotta capacità di invaso della diga di Gerosa e dalle alte temperature di queste settimane, riguarda i comuni di Carassai, Petritoli, Montefiore dell’Aso, Monterubbiano, Moresco, Lapedona, Altidona, Campofilone e Pedaso. Non sarà invece applicata nella media valle, dove la presenza di impianti a pressione garantisce una gestione più efficiente dell’acqua.

La decisione, seppur motivata dall’urgenza di preservare la risorsa, desta forti preoccupazioni tra gli agricoltori della zona. La Cia – Agricoltori Italiani di Ascoli, Fermo e Macerata parla apertamente di rischio emergenza. «La stagione irrigua è ancora lunga e il fabbisogno delle colture in questa fase è particolarmente elevato – spiega il presidente Matteo Carboni –. Frutticoltura, orticoltura e seminativi hanno bisogno di continuità e una riduzione dell’acqua può significare perdita di raccolti, minori rese e danni economici ingenti per le imprese agricole».

Carboni sottolinea come la crisi idrica non sia un episodio isolato, ma un fenomeno che si ripete ormai da anni. «I cambiamenti climatici portano estati sempre più calde e prolungate, con autunni che sembrano un prolungamento della stagione estiva. Questo comporta per gli agricoltori consumi idrici maggiori e più lunghi e, per il Consorzio, difficoltà crescenti nel garantire l’acqua fino alla fine della stagione», osserva.

Per la Cia servono dunque risposte strutturali. «Diventa sempre più urgente – continua Carboni – completare nella media-bassa valle i lavori di trasformazione del canale a scorrimento in canale a pressione, già avviati in parte. Si ridurrebbero così gli sprechi, oggi consistenti, e si darebbe maggiore certezza agli agricoltori, come già accade nell’alta valle».

Accanto alle infrastrutture, il presidente indica altre priorità: un censimento puntuale delle colture per programmare i reali fabbisogni, manutenzioni ordinarie e straordinarie per ridurre le perdite di rete stimate attorno al 30%, una campagna di sensibilizzazione a cittadini e imprese per un consumo consapevole. Ma soprattutto, per la bassa valle, la sfida è aprire a fonti alternative: «L’utilizzo delle acque reflue trattate, come già avviene in altre regioni, potrebbe ridurre la dipendenza dalla diga di Gerosa e garantire acqua anche in inverno. Una soluzione preziosa in un’area vocata all’orticoltura che, con inverni sempre più caldi e secchi, necessita irrigazione anche in mesi tradizionalmente non coperti dal servizio del Consorzio».

La Cia chiede infine alle istituzioni regionali e nazionali un intervento tempestivo. «Non possiamo lasciare soli gli agricoltori – conclude Carboni –. Servono risorse per potenziare gli invasi, migliorare le infrastrutture e sostenere le imprese colpite. Senza azioni immediate, il rischio è compromettere la tenuta economica di un intero territorio».

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