Sant’Elpidio a Mare, il sindaco Terrenzi chiede di effettuare un maggior numero di tamponi
"Se ci guardiamo intorno ci rendiamo conto che probabilmente a livello regionale non stiamo facendo il massimo"

Il caso della famiglia di Casette d’Ete che è venuto alla luce qualche giorno fa quando il nipote di un uomo deceduto per via del Coronavirus (e che oggi ha anche il padre in ospedale per questo) ha denunciato la difficoltà di poter essere sottoposto a tampone – assieme alla sua famiglia – purtroppo non è un caso isolato a Sant’Elpidio a Mare così come in tutta la provincia e in tutta la Regione. Sono tante le famiglie con sospetto Covid-19, anche se asintomatiche, che pur avendo chiesto che venissero fatti tutti i controlli del caso purtroppo non possono fare altro che aspettare.
Una situazione, questa, che non sfugge al Sindaco, Alessio Terrenzi, che si è già mobilitato assieme agli altri 39 Sindaci del Fermano per sollecitare che vengano effettuati più tamponi ma che ora, supportato anche da dati che arrivano da altre Regione, torna a chiedere a gran voce che si prendano delle misure importanti sul fronte della prevenzione. Riflessioni, le sue, che ha esteso, tramite una missiva inviata oggi, al Presidente Ceriscioli, al Direttore Area Vasta 4 Livini, al Direttore Asur Regionale Nadia Storti, al Prefetto di Fermo Vincenza Filippi e al Capo Dipartimento di Protezione Civile Angelo Borrelli.
“Rendere visibile l’invisibile è l’unico modo per arginare i contagi – dice il Sindaco elpidiense – e bisogna fare più tamponi per arrivare a capire la situazione non solo in coloro che hanno qualche sintomo ma anche nei tanti asintomatici che, ne sono sicuro, vanno tranquillamente ed inconsapevolmente a fare la spesa potenziando il contagio. Se ci guardiamo intorno, volgendo lo sguardo ad altre regioni italiane, ci rendiamo conto che probabilmente a livello regionale non stiamo facendo il massimo, soprattutto tenendo conto che, secondo i dati nazionali, la nostra Regione è tra le prime sei per il numero di casi positivi al Covid-19, ricoveri e pazienti in terapia intensiva. E’ quanto si evince, purtroppo, dai dati del Dipartimento della Protezione Civile Nazionale diffusi qualche giorno fa e che fotografano una situazione ancora lontana della normalità. Eppure, se guardiamo al numero dei tamponi effettuati quotidianamente e comunicati dalla Regione, non c’è paragone con quanto fatto in altre Regioni, alcune delle quali non sono nemmeno tra le più toccate dal virus, che si stanno muovendo in modo massiccio sul fronte preventivo. Vogliamo pensare alla Campania? Gli ultimi dati parlano di 1.253 tamponi giornalieri, e la Campania non è una delle Regioni maggiormente interessate dal virus. Vogliamo parlare dell’Emilia Romagna? Qui Bonaccini ha fatto un gran lavoro nominando anche un commissario regionale ad acta per il Covid-19 con il compito di coordinare i direttori delle aree vaste per la gestione del virus: hanno superato i 72.000 test! Nelle Marche siamo ad un totale di 16.619 (dati di oggi). In Piemonte si sono organizzati coinvolgendo anche le università ed anche il Veneto si è dimostrata Regione modello. L’impegno di tanti medici e del personale sanitario, il sacrificio che è stato chiesto alle famiglie, va ripagato almeno con maggior impegno sul fronte preventivo, per il bene di tutti. Il Presidente Ceriscioli ieri lamentava la mancata consegna dei kit per i tamponi ordinati, ma nel contempo rassicurava il Consiglio Regionale dichiarando che il materiale era a disposizione. Vorremmo quindi essere informati sul piano messo in atto dalla Regione riguardo la strategia della prevenzione, mediante maggiori tamponi, come tra l’ altro richiedono i medici di base da tempo, capire se oltre al problema di reperire i reagenti (risolto o no?) è necessario coinvolgere magari laboratori privati o implementare quelli pubblici per processare più tamponi il tutto da accompagnare ad altre strategie. Ad esempio come quella messa in campo a Piacenza, dove squadre di sanitari nei primi giorni della malattia si recano presso le abitazioni, effettuano il tampone e somministrano oltre il consueto paracetamolo anche l’antivirale, che consente di non far peggiorare la malattia e quindi evitare l’ospedalizzazione. Centinaia di casi certificati risolti. Inoltre, sarebbe bene sapere se la Regione si è mossa, per tempo, per acquistare i test anticorpali, messi in campo in Veneto e strategia che l’istituto Superiore di Sanità sta organizzando per mappare chi ha già sviluppato e superato la malattia e quindi libero di circolare e lavorare, chi ad oggi è infetto ed ha bisogno quindi di effettuare la quarantena ed essere monitorato, chi invece non ha contratto il virus e quindi a rischio contagio. Senza questa programmazione non ripartiamo.
E’ necessario capire, in ultimo, se il Dipartimento di Protezione Civile Nazionale ci sta dando risposte in merito alle richieste di DPI, reagenti, kit anticorpali. Siamo la sesta regione in difficoltà con numeri pesanti anche di deceduti, questo è un campanello di allarme importante, che non può esimere la politica di capire le strategie messe in campo.
So che si tratta di una materia di competenza della sanità e non della politica, ma la politica ha il dovere di amplificare la voce dei cittadini e farla arrivare ai posti giusti. Non posso esimermi da questo compito”.
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