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Omicidio del migrante a Fermo: svolta l’autopsia sul corpo di Emmanuel Chidi Namdi

E' durata per ore ed è stata molto accurata l'ispezione cadaverica. La difesa: "Mancini presenta ematomi, ferite e lividi"

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Emmanuel e Chimiary

Si è conclusa nella serata dell’8 luglio l’autopsia sul corpo di Emmanuel Chidi Namdi, il migrante nigeriano ucciso a botte a Fermo dal 39enne Amedeo Mancini, ora in carcere a Marino del Tronto con l’accusa di omicidio preterintenzionale con l’aggravante della finalità razzista.

Un esame autoptico durato ore, condotto dal medico legale Alessia Romanelli, affiancata dai periti di parte, nominati dalla difesa del fermano e dalla vedova della vittima e dalla fondazione Caritas, di cui Emmanuel era ospite nel seminario di Fermo.

All’uscita dall’ospedale Murri, nel cui obitorio ha avuto luogo l’ispezione cadaverica, nessun dichiarazione è stata resa dai medici legali: bisognerà dunque attendere prima di avere la certezza che, come affermato dal procuratore Domenico Seccia, sia stato un pugno sferrato da Mancini ad uccidere il profugo.

Il legale dell’arrestato, avvocato Francesco De Minicis, ha fatto invece sapere che il suo assistito presenta un vasto ematoma sul costato, che sarebbe stato causato dal paletto di ferro che, secondo la versione del fermano, il migrante avrebbe utilizzato per reagire agli insulti razzisti di Mancini. Oltre a tale livido, il 39enne presenterebbe anche un’altra ferita al braccio e altre lesioni.

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