Rete dei Porti Mediterranei: al via il progetto Develop
Presso l’Autorità portuale di Ancona è partito ufficialmente questa mattina il progetto Develop – Med, iniziativa della durata di due anni inserita nel programma europeo Med e diretta alla creazione di connessioni tra porti regionali nel Mediterraneo. Obiettivo sviluppare il ruolo dei porti nel sistema del trasporto intermodale.
La Regione Marche è lead partner del progetto che vede coinvolti, oltre all’Italia, Cipro, Francia, Grecia, Malta e Montenegro. Il tema dell’accessibilità marittima, delle nuove rotte del commercio internazionale, dell’impatto della crisi sui flussi commerciali, oltre che l’approfondimento sulle diverse realtà portuali dei paesi partecipanti al progetto, sono stati analizzati da esperti e operatori delle Regioni Marche e Lazio, dell’Istao, di Svim Spa, dell’Osservatorio nazionale su logistica e trasporto merci. Diverse le testimonianze internazionali, tra cui quella greca, francese – porto di Marsiglia – e spagnola – porto di Valencia. Testimonianze, le ultime due, particolarmente rilevanti, considerato che le due realtà movimentano da sole una quantità di container pari alla metà del totale movimentato da tutti i porti italiani messi insieme.
Ha coordinato i lavori – ai quali ha preso parte anche Tito Vespasiani, segretario generale dell’Autorità portuale di Ancona – Paolo Pasquini, responsabile per la Regione Marche di mobilità e logistica.
Il progetto Develop – Med fa seguito al progetto Portus, che aveva l’Adriatico come punto di riferimento. Ora la prospettiva si allarga e investe l’intero Mediterraneo, con l’obiettivo di incrementare la competitività del sistema marittimo del bacino. Area geografica, questa, sempre più interessata dal forte aumento dei traffici sulla direttiva est – ovest. Un asse che rimane importante anche nell’attuale contesto di crisi, dove – è emerso – in base a studi recenti, si registra una flessione del tre per cento sui container. Un’area che, in base a previsioni concordanti, è destinata a crescere molto in futuro con opportunità riservate non solo ai grandi hub, ma a portata di mano anche dei piccoli e medi porti regionali, che devono però mettersi in rete con una strategia chiara e condivisa dai molteplici operatori che ruotano attorno agli scali. Due i campi – è emerso – dove maggiori sono le possibilità di integrazione tra strategie: ambiente e collegamento con i corridoi intermodali. Il trasporto marittimo viene considerato a basso impatto ambientale, tuttavia va considerato che il 90 per cento del commercio internazionale di merci viaggia su nave e che il 70 per cento di questo utilizza container. Una portacontainer consuma quasi 13 tonnellate di bunker – il carburante navale, fatto per l’80 per cento di scarti di lavorazione del petrolio – mentre una nave da crociera ferma in porto consuma energia elettrica quasi quanto una città di medie dimensioni. Alcuni dati che danno l’idea di quanto vi sia da lavorare sul fronte della sicurezza e dell’ambiente. Decisioni e investimenti comuni di collegamento alle grandi reti terrestri di trasporto intermodale, rappresentano l’altro settore di possibile collaborazione tra porti mediterranei.
Dalla Regione Marche
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