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CBD: il TAR Lazio respinge il ricorso, con importanti implicazioni per il mercato del CBD in Italia

La posizione del Ministero della Salute- Le reazioni del settore. Le implicazioni per il mercato e per i CBD shop. Le prospettive future

Cannabis

Il 16 aprile 2025, il TAR del Lazio ha emesso una sentenza che ha avuto un impatto significativo sul mercato italiano del CBD, confermando la decisione del Ministero della Salute di inserire i prodotti a base di CBD tra i medicinali stupefacenti.

Il ricorso, presentato da chi opera nel settore della cannabis, è stato respinto, con il TAR che ha deciso di avallare la posizione del Ministero, che aveva motivato tale scelta principalmente per precauzione.

La posizione del Ministero della Salute

Il Ministero della Salute ha giustificato l’inclusione del CBD tra i medicinali stupefacenti richiamando il principio di precauzione.

La motivazione riguarda il rischio che, anche se il CBD è noto per non essere psicoattivo, i prodotti non farmaceutici potrebbero contenere tracce di THC o altri contaminanti. Questo rende necessario un controllo più rigoroso sulla distribuzione e l’uso del CBD, il che implica una prescrizione medica obbligatoria per poter accedere a queste sostanze.

Le reazioni del settore

L’accoglimento della decisione del Ministero da parte del TAR ha suscitato diverse reazioni negative da parte delle associazioni che rappresentano le aziende del settore.

Queste realtà sostengono che la decisione rischia di compromettere l’industria della cannabis legale e di danneggiare l’accesso ai prodotti a base di CBD per milioni di consumatori.

In particolare, le critiche si concentrano sul fatto che il CBD, pur non avendo effetti psicoattivi, viene trattato allo stesso modo di altre sostanze stupefacenti.

Inoltre, l’obbligo di prescrizione medica rende il trattamento del CBD una realtà solo per coloro che sono già sotto trattamento da parte di un medico, limitando così le possibilità per chi invece sarebbe interessato a usarlo come integratore o rimedio naturale.

Le implicazioni per il mercato e per i CBD shop

Il respingimento del ricorso ha generato un impatto significativo sul mercato del CBD in Italia.

Le aziende che operano nella filiera della cannabis legale e nei CBD shop si trovano ad affrontare una regolamentazione che limita fortemente l’accesso ai loro prodotti. I negozi e le farmacie che fino ad ora vendevano CBD senza bisogno di prescrizione medica si trovano ora a dover modificare il proprio approccio, riducendo l’offerta e aumentando la complessità delle vendite.

Inoltre, c’è il rischio che i consumatori si rivolgano a mercati non regolamentati, dove i prodotti potrebbero non rispettare gli standard di sicurezza.

Contrasto con l’approccio europeo

L’Italia si trova quindi in una situazione contrastante rispetto ad altri paesi europei, dove il CBD viene regolato in maniera diversa. Ad esempio, in Francia, Germania e Paesi Bassi, il CBD è facilmente accessibile senza la necessità di prescrizione, poiché considerato sicuro e non psicoattivo.

L’Italia, al contrario, ha scelto una strada più cauta, ma questa decisione potrebbe entrare in conflitto con le politiche dell’Unione Europea, che favoriscono la libera circolazione delle merci all’interno del mercato unico europeo.

Inoltre, il principio di precauzione utilizzato dal Ministero della Salute si scontra con le evidenze scientifiche che supportano la sicurezza del CBD.

Le prospettive future

Nonostante il risultato del ricorso, le imprese che operano nel settore del CBD non vogliono arrendersi. Molti esperti e attivisti stanno spingendo per una revisione della legislazione, in modo che il CBD possa essere trattato come una sostanza sicura e non psicoattiva.

Inoltre, alcuni enti pubblici stanno cercando di sensibilizzare le istituzioni sui benefici potenziali del CBD come trattamento alternativo per varie patologie, sostenendo che l’approccio restrittivo dell’Italia non sia giustificato dalle evidenze scientifiche disponibili.

Redazione Fermo Notizie
Pubblicato Venerdì 20 giugno, 2025 
alle ore 7:50
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