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Parlano gli indiziati per le bombe di Fermo: “Non volevamo far male a nessuno”

I due arrestati sono comparsi davanti al PM Mirko Monti

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Fermo, ordigno davanti all'abbazia di San Marco alle Paludi

Nessun intento di colpire le persone, nessun progetto preciso, nessun movente politico. Sarebbe questo che emerge dopo l’interrogatorio dei due fermani arrestati in seguito alle indagini sulle esplosioni davanti alle chiese di Fermo.

I due, comparsi il 27 luglio di fronte al PM Mirko Monti insieme ai rispettivi avvocati difensori, avrebbero affermato di aver agito per “colpire dei simboli”, mossi forse situazioni di disagio personale, da letture e vicinanza con ambienti anarchici.

Entrambi, da quanto trapelato dopo l’interrogatorio, avrebbero affermato di aver visto nella chiesa un “simbolo di potere” contro cui rivolgersi, senza però l’intenzione di colpire le persone, nè senza voler significare un messaggio di attacco allo stato.

I due arrestati avrebbero piazzato le bombe davanti alle chiese in seguito a incomprensioni con l’ambiente ecclesiastico, ma a guidarli non avrebbero avuto un progetto prestabilito.

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