Il PCI aderisce alla manifestazione di Fermo del 5 luglio
"L'iniziativa cade in un periodo di degrado dei valori umani"
Anche quest’anno il PCI aderirà alla manifestazione di Fermo del 5 luglio che cade in un periodo particolare della storia italiana, segnato da un degrado dei valori umani figlio di un’economia capitalista che, sull’altare del massimo profitto privato, ha depauperato i lavoratori, condannandoli alla disoccupazione e alla precarizzazione e quindi privandoli della sicurezza esistenziale.
In assenza di una visione alternativa della politica e dell’economia, basata non più sullo sfruttamento salariato ma sulla cooperazione tra lavoratori liberi da ogni forma di oppressione economica, molti sono indotti a vedere nella proprietà privata dei mezzi di produzione e nel profitto privato dei totem intoccabili e quindi a scaricare su certe incolpevoli categorie di persone, socialmente deboli, le colpe del proprio disagio.
L’attuale governo, affermatosi sulle devastazioni sociali ed economiche prodotte dal centro-sinistra e dal centro-destra, e costituito da un partito di estrema destra sostenuto in posizione subalterna da un movimento magmatico, sta facendo proprio questo. Da una parte non mette in discussione i vincoli economici capestro dell’Unione Europea e si prepara ad ulteriori regali ai ceti sociali più ricchi e alle imprese, riducendo loro le tasse che sarebbero indispensabili per garantire servizi di qualità (quando le prestazioni sanitarie si ridurranno ancora di più, non ve la prendete per favore con il senegalese o l’indiano che vi sta accanto in corsia), dall’altra fa la voce grossa con i deboli, con quei migranti che non sono altro che il prodotto dell’azione predatoria delle grandi imprese capitaliste. Queste hanno da sempre agito per destabilizzare e impoverire i Paesi africani in modo da mettere le mani sulle loro risorse e poi hanno utilizzato il prodotto di questa spoliazione, cioè le masse dei migranti, come manodopera a basso costo e con scarsi diritti per colpire i lavoratori europei. Tuttavia le vittime di questa azione del capitale, invece di unirsi in una lotta comune per una società più equa, non asservita alle logiche del profitto ma rispondente ai molteplici bisogni delle persone, preferiscono logorare le proprie energie in una dannosa lotta tra poveri suscitando l’ilarità dei grandi capitalisti e dei loro referenti politici.
Non parliamo poi dell’inconcludente azione di questo governo nell’Unione Europea. Non solo è indistinguibile da quella dei precedenti governi, dal momento che si limita a chiedere un po’ di flessibilità in più, ma non mette in discussione le logiche liberiste e austeritarie che hanno prodotto tanto malessere socio-economico. È anche contraddittoria sul tema dei migranti: come si può affermare la necessità di una ripartizione dell’accoglienza sperticandosi le mani per quei Paesi di Visegrad che di questa ripartizione non vogliono nemmeno sentir parlare?
Poco credibile sulla questione dei migranti è anche l’opposizione parlamentare, visto che ha sostenuto aggressioni militari a dir poco criminali (per esempio alla Libia), non mette in discussione le logiche neocoloniali su cui si fondano gli attuali rapporti internazionali, ha precarizzato il lavoro in Italia causando il degrado umano di cui parlavo all’inizio, ha velocizzato le procedure di espulsione dei migranti sorvolando sul diritto costituzionale del secondo grado di giudizio e si vanta di aver ridotto gli sbarchi in Italia pagando le milizie libiche e quindi condannando i migranti ad indicibili sofferenze.
Il degrado umano e culturale è tale che un imprenditore, in quel di Trento, si può permettere di inveire contro un suo dipendente marocchino, minacciandolo di morte e dichiarando di essere sostanzialmente protetto da Salvini. La colpa del lavoratore? Quella di aver chiesto un giorno di permesso per malattia. Razzismo e sfruttamento sembrano andare a braccetto in questi tempi così cupi.
Ammettiamo pure che si possano totalmente chiudere le frontiere e che questo Paese si liberi completamente dall’immigrazione. Coloro che lavorano per abbassare i salari e i diritti dei lavoratori, che condannano al precariato e ai “lavoretti” della “sharing economy” ce li ritroveremo sempre tra i piedi. E con chi ce la prenderemo?
Ha proprio ragione un lavoratore della Bekaert di Figline che sta per perdere il lavoro non a causa dei migranti, ma perché una multinazionale ha deciso di punto in bianco di chiudere uno stabilimento: “Non ho paura di chi ha il coraggio di venire qua, su una barca, senza nulla, per aggrapparsi agli scogli e cercare una vita migliore. Ho paura dei ricchissimi, che arrivano, sfruttano il mio lavoro, mi prendono tutto, e poi mi chiudono lo stabilimento in trenta minuti”.
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