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“Dalla UE una pronuncia contro proroga delle concessioni balneari: duro colpo per l’Italia”

Raccichini (Comunisti Italiani Porto San Giorgio): "Spiagge restino pubbliche e precedenza sia data a operatori del territorio"

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Veduta aerea della spiaggia di Porto San Giorgio

L’avvocato generale dell’Unione Europea Szpunar, il cui parere pesa molto nelle sentenze della Corte di Giustizia Europea, si è pronunciato contro la proroga al 2020 delle concessioni balneari in Italia. Si tratta di un colpo duro inferto ai balneari italiani e sangiorgesi nella battaglia che stanno conducendo contro le direttive europee che limitano la durata delle concessioni.

Speriamo che la Corte di Giustizia Europea non ratifichi tale parere, ma non c’è molto da essere fiduciosi, poiché l’Unione Europea è un potere di fatto che opera per favorire chi detiene grandi capitali e non il lavoratore, non i piccoli commercianti e i piccoli imprenditori.

Riteniamo che in materia di concessioni balneari sia sbagliato in ogni caso l’idea della proroga a vita, come se il bene demaniale fosse ceduto in proprietà. Tuttavia non è concepibile nemmeno che si indicano gare d’asta a livello europeo che tengono conto semplicemente della forza economica dei partecipanti. È molto probabile che in questo modo i gruppi economicamente più forti finiranno per accaparrarsi le concessioni balneari aggirando di fatto le limitazioni temporali imposte dalla Bolkestein. Il libero mercato europeo è nella sostanza un’arena in cui i pesci grossi divorano quelli piccoli.

I grandi gruppi privati si buttano laddove c’è odore di un buon profitto e non si lasciano di certo sfuggire l’occasione di mettere le mani sulle concessioni balneari. Ne è la prova la proposta di sdemanializzare le spiagge, cioè di privatizzarle, avanzata dal PDL pochi anni fa e per fortuna non andata in porto: evidentemente ci sono spinte potenti perché sia venduto anche questo bene pubblico ai grandi gruppi privati; tuttavia i rappresentanti politici di tali gruppi temono ancora le reazioni negative degli elettori di fronte ad una decisione così lesiva degli interessi pubblici. Ma siamo sicuri che tra non molto qualche tentativo verso la privatizzazione sarà rifatto in modo più deciso.

Noi pensiamo che le spiagge debbano rimanere pubbliche e che le concessioni debbano essere concesse dando la precedenza a coloro che vivono sul territorio, che pagano le tasse e che si impegnano per fornire un servizio adeguato nel rispetto dei diritti di chi lavora. Ma, forse, sono criteri troppo democratici e poco liberisti.

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