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Servigliano, corso di cucina gratuito per contrastare la dispersione scolastica

Tutti i partecipanti alla precedente edizione hanno già trovato un'occupazione

Corso di cucina a Servigliano

Un luogo di formazione che non si limita a creare professionalità, ma è anche un laboratorio di integrazione interrazziale e interculturale ottimamente riuscita. E’ quanto avviene nella scuola formativa Wega di Servigliano nel corso, completamente gratuito, di “Operatore della ristorazione – Preparazione pasti”.

E’ da poco terminata la passata edizione e già tutti gli allievi hanno trovato occupazione in attività ristorative del territorio. Ora sta partendo il nuovo corso di 3 anni, sempre gratuito, rivolto ai giovani in obbligo di istruzione che abbiano conseguito o stiano conseguendo il diploma di scuola secondaria di primo grado (licenza media) e sotto i 16 anni alla data di avvio del corso. Numeri limitati ma ancora alcuni posti disponibili. Info e iscrizioni: 0736848619 info@wegaformazione.com.

Attività teorico pratiche in aula e stage presso le strutture ospitanti, con un sistema duale di alternanza scuola-lavoro. Un percorso formativo che vuole, in primis, contrastare la dispersione scolastica, curando sia l’aspetto professionale che quello della crescita e maturazione della personalità. Chiavi del successo grazie ad un metodo innovativo e docenti qualificati, come Monica Peroni per la simulazione d’impresa, che guida gli studenti in cucina con lezioni pratiche, e Maria Luisa Leombruni, psicoterapeuta, che cura la formazione della personalità e delle relazioni interpersonali.

“Fondamentale il lavoro di aiuto alla base – dice Peroni – fondato sull’ascolto, sul superamento di traumi e difficoltà psicologiche, nonché della lingua per gli stranieri, grazie ad esperti eccellenti della scuola. Un lavoro di equipe, sull’autostima, l’inclusione e la motivazione. Alcuni ragazzi sono rifugiati, hanno affrontato viaggi in mare con i barconi, spesso lasciando le famiglie di origine. Nella scuola vengono seguiti personalmente, rinascono a nuova vita, sono entusiasti già quando imparano a fare la pizza o il pane, le mansioni primarie. Riacquistano fiducia e autostima. Imparare a cucinare come lavoro ma anche come terapia. Tirano fuori una straordinaria voglia d’impegnarsi. Poi, finito il corso, i proprietari di attività ristorative ci telefonano spesso per richiederli, dopo averli avuti in prova”.

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