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Il Coordinamento Ambientalista del Fermano interviene sull’arretramento dell’A-14

"Proporre un raddoppio di un’autostrada significa ignorare gli enormi problemi di carattere ambientale che si porrebbero"

Code in autostrada

È di questi giorni la riproposizione dell’ipotesi di arretramento dell’autostrada A14, che sarebbe a tutti gli effetti un raddoppio, motivato dall’aumento del traffico e dai disagi che si sono verificati in questi ultimi anni.

È opinione condivisa che i disagi siano dovuti, nella quasi la totalità dei casi, alla presenza dei numerosi cantieri dettati dai programmi di manutenzione e alle verifiche sismiche di viadotti e gallerie che a lungo sono stati disattesi, come pure sequestro giudiziario di alcuni viadotti.

Da tutto questo sono derivate importanti limitazioni di corsia per lunghi tratti, soprattutto tra Porto S. Elpidio e Pescara, che hanno comportato un notevole aumento dei tempi di percorrenza. Ma la maggior parte delle manutenzioni finiranno nel 2022 per cui si può ipotizzare che la chiusura definitiva dei cantieri renderà nuovamente e pienamente fruibile le due corsie di transito da Porto Sant’Elpidio verso sud, riportando allo scorrimento normale del traffico.

Fiumi di parole ed articoli a profusione, oltre che recenti convegni, si sono spesi e si stanno spendendo per valutare alternative alle esigenze del traffico, soprattutto merci, che è presente lungo l’autostrada A14. Il movimento delle merci, si sa, rispecchia l’economia di un paese ed è sempre da valutare con molta attenzione. Crediamo quindi sia indispensabile ragionare sulle infrastrutture di comunicazione e trasporto, cercando di individuare eventuali scelte utili per i prossimi decenni, scelte che dovrebbero essere ispirate da una nuova variabile irrinunciabile che è quella della sostenibilità ambientale. A questo punto viene da chiedersi quali sono le facoltà di scelta per una valida agevolazione del trasporto soprattutto merci.

Proporre un raddoppio di un’autostrada significa ignorare gli enormi problemi di carattere ambientale che si porrebbero, per via degli stravolgimenti che una autostrada porterebbe alle colline dell’entroterra marchigiano, giustamente famose ed apprezzate per la loro dolcezza e naturalità. Ed in una regione che è già oggi tra le più ricche in assoluto di strade, significherebbe aggiungere ancora asfalto e cemento e cioè consumo di suolo, in quantità intollerabili per il territorio; non dimentichiamo che un’autostrada larga 40 metri significa un ettaro di consumo di suolo ogni 250 metri lineari, 4 ettari – cioè cinque campi di calcio – ogni chilometro, in soli 36 chilometri si raddoppierebbe il consumo di suolo annuale dell’intera regione Marche. Il che significa, impermeabilizzazione dei suoli e dissesto idrogeologico, oltre che depauperamento delle aree destinate all’agricoltura, cioè l’attività di cui va giustamente fiera la nostra regione. La scelta andrebbe in direzione diametralmente opposta a quanto la ragione suggerisce.

Ma un’altra autostrada significa anche affrontare un problema solo in via parziale e temporanea, con spese che, a distanza di qualche anno, saranno vanificate dall’evolversi degli assetti economici che andranno in tutt’altra direzione rispetto al trasporto su gomma, e che comprometteranno irrimediabilmente un ambiente ricco di bellezze naturali e di storia, qual è quello dell’entroterra fermano, sul quale si sta già creando un’altra economia basata su fruizione più a misura d’uomo, come le piste ciclabili, gli alberghi diffusi, le cooperative culturali e tutto ciò che ne consegue, in definitiva un’economia più distribuita ed equa sia socialmente che ecologicamente. Inoltre non sono da
sottovalutare i costi enormi, non previsti dal Pnrr, che sarebbero sottratti ad altri settori più performanti e ad alto contenuto tecnologico, e i tempi lunghissimo di realizzazione, che vedrebbero una probabile conclusione dei lavori di tale opera tra trenta o più anni, quindi molto probabilmente quando non servirà più.

Con queste premesse pensiamo sia importante affrontare il problema delle connessioni in modo risolutivo e definitivo, con un’attenta razionalizzazione del traffico commerciale e, contestualmente, anche di quello turistico, guardando avanti, amministrando con lungimiranza il futuro del nostro territorio.

Di soluzioni ce ne sarebbero diverse ma non sono forse gradite a quanti antepongono i propri interessi a quelli del territorio più in generale, dell’ambiente e di un’economia più giusta. In questo senso anche il semplice ampliamento dell’attuale tracciato dell’A14 sarebbe certamente la via più comoda ma costituirebbe una soluzione di retroguardia con i suoi problemi tecnici e l’impossibilità di valutare appieno i suoi impatti ambientali.

È ormai coscienza diffusa da decenni che il traffico merci non debba per forza svolgersi su gomma ma che ci siano delle alternative che sono sotto gli occhi di tutti, da sempre, ma che sono state sistematicamente disattese.

Crediamo fermamente che il trasporto merci possa svolgersi su due direttrici alternative all’A14 che sono il potenziamento del traffico su ferrovia e le vie marittime. Queste sono scelte che dovranno essere per forza prese, in un futuro molto vicino. E allora perché non adesso, con tutte le condizioni ideali, senza il solito rimandare al domani?

La via marittima avrebbe i il grande pregio di eliminare completamente il traffico lungo la costa adriatica con porti come Bari, Taranto, Ancona, Ravenna e Venezia, per citarne alcuni, che sarebbero in grado di smistare il traffico commerciale e sui quali oggi si stanno puntando forti investimenti e ristrutturazioni gestionali. Inoltre il potenziamento dei porti richiede spese e tempi minori e minori impatti ambientali rispetto ad una nuova autostrada, decongestionando dal traffico le città della costa.

Da molti anni le FS hanno ridotto il trasporto destinato alle merci a favore di servizi più redditizi come passeggeri e alta velocità. Negli anni ’80 da Porto D’Ascoli partivano circa 100 vagoni Interfrigo al giorno, che negli anni sono stati soppiantati da 100 tir da 30 tonnellate sulle strade.

Ebbene bisogna avere il coraggio di togliere il trasporto merci dai camion e riportarlo su ferrovia, che insieme alle vie marittime costituisce una valida alternativa. Bisogna però pensare in grande, guardando molto avanti negli anni e abbandonando le visioni contingenti e limitate: perseguendo il bene dei nostri figli e nipoti e non il nostro.

Tutto questo non è utopia, è semplicemente quanto accade da decenni tra Milano e Napoli. Il nostro territorio è, quindi, indietro di decenni ed è strano che nessuno ne abbia mai parlato e purtroppo è ancora più strano che ciò non sia previsto nei piani commerciali di RFI (febbraio 2021) che prevedrebbero dei potenziamenti di Alta Velocità tra Bologna e Ancona e tra Pescara e Brindisi, tralasciando la tratta Ancona-Pescara ed è ancora ulteriormente più strano dato che sono stati inseriti 5 miliardi nella legge di bilancio in discussione al Parlamento per il potenziamento dell’asse ferroviario adriatico. Inoltre non viene per niente contemplata la trasversale ferroviaria Porto S. Giorgio-Fermo-Amandola, da più parti invocata e che nessuno si mai preoccupato di inserire nel PNRR, come se fosse solo un sogno irrealizzabile, eppure di estrema necessità nello sviluppo dell’entroterra fermano.

Crediamo quindi che sia fondamentale porre la massima attenzione e concentrare le forze del nostro territorio sul trasporto ferroviario, su un’eventuale linea ad alta velocità che permetterebbe alla linea esistente di esercitare coerentemente il trasporto passeggeri locale e quello merci intermodale, altrimenti, ancora una volta, la situazione sfuggirà di mano e le Marche continueranno ad essere, all’infinito, una terra sconosciuta.

E crediamo sia importante promuovere il territorio alla luce dei nuovi contesti economici e sociali che si profilano all’orizzonte con attenzione alla sostenibilità e con una visione a lungo termine, come è successo in altri parti d’Italia e chiedere ad alta voce l’adeguamento dei trasporti pubblici. Non è certo il raddoppio dell’A14 che può risolvere il problema: questo sarebbe una soluzione antiquata e un provvedimento inadeguato, fuori tempo e fuori logica, oltre che enormemente dannoso per l’ambiente.

Il COORDINAMENTO AMBIENTALISTA DEL FERMANO

LIPU, Legambiente, Italia Nostra, WWF O.A., SlowFood del Fermano, Circolo River Keeper, Circolo Laudato Si’

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