L’intervento di Agostini sulle piante di Viale Cavallotti a Porto San Giorgio suscita sconcerto. Si tratta di una reazione che non nasce dal suo tentativo di mettere in dubbio un accordo – quello raggiunto tra l’Amministrazione e le Ferrovie dello Stato – che salvaguarda il verde di Viale Cavallotti e con esso un’intera città.

È bene ricordare che questo risultato non nasce dal nulla, ma da una lunga resistenza alle pretese eccessive e devastanti di FS che avrebbero letteralmente sconquassato l’aspetto e l’anima di Porto San Giorgio, l’avrebbero stravolta in ciò che più la caratterizza: i suoi lunghi viali alberati.

Ci si potrebbe aspettare che tutte le forze politiche gioiscano per un fatto che dovrebbe unire e non dividere i cittadini sulla base della loro appartenenza politica. Certo, non Agostini poteva esserne felice, perché da ex Sindaco aveva una visione diversa del futuro di Viale Cavallotti che non prevedeva la tutela del suo patrimonio arboreo: se non ricordo male, all’epoca del suo mandato le motoseghe avevano cominciato ad aggredire pesantemente questa parte della città.

Quel che più sconcerta non sono i dubbi espressi sul risultato raggiunto: è qualcosa di assolutamente più grave. L’intervento di Agostini ha quasi il sapore di una provocazione diretta a Ferrovie dello Stato. Che si voglia spingere questo colosso a rivedere la posizione espressa dal suo dirigente, a irrigidirsi sulle vecchie posizioni dannose per la città? Se questa fosse l’intenzione taciuta, saremmo in presenza di un gravissimo attacco non all’attuale Amministrazione, ma alla città di Porto San Giorgio, ai suoi cittadini.

da Giorgio Raccichini
capogruppo Comunisti Italiani