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Domeniche aperte: proposta di emendamento al Testo unico della Regione

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sindaco agostini“Ill.mo Presidente della Regione Marche dott. Gian Mario Spacca; Egr. Assessore al Commercio e alla Tutela dei Consumatori dott. Vittoriano Solazzi; Consiglieri Regionali
Inutili le mie del 29/3/09 e del 27/4/09 al Presidente della Regione Marche dott. Gian Mario Spacca e all’Assessore al Commercio e alla Tutela dei Consumatori dott. Vittoriano Solazzi, per sollecitare l’apertura di un confronto su un principio di libertà che portasse alla modifica dell’art.15 della Legge Regionale 4 ottobre 1999, n. 26, sul tema delle deroghe alla chiusura domenicale e festiva, si assiste oggi addirittura ad ulteriori negazioni e distorsioni nel Testo Unico del Commercio, approvato dalla III commissione consiliare permanente, art.55, di cui mi risulta lunedì prossimo scadrà la presentazione di emendamenti finalizzati alla sottoposizione per approvazione all’Assemblea Legislativa delle Marche, che dovrebbe intervenire martedì 3 novembre.”


“Se con l’art.15 al co.1 L.R.n.26/99 le deroghe non potevano superare il numero massimo di ventiquattro giornate annue, elevabili a ventotto previo parere delle organizzazioni delle imprese del commercio, dei lavoratori dipendenti e dei consumatori maggiormente rappresentative a livello provinciale, all’art.55 co.5 del nuovo T.U. Commercio si scende a ventitre giornate annue, elevabili a ventisei, previo accordo con le organizzazioni delle imprese del commercio, dei lavoratori dipendenti e dei consumatori maggiormente rappresentative a livello regionale.
Dunque, meno giorni, ciò che era parere diviene accordo e dal livello provinciale si sale a quello regionale.
Si insiste poi ancora una volta con la possibilità di aumentare il numero delle giornate in deroga relativamente alle attività commerciali operanti all’interno di: a) centri storici, come delimitati dalla zona A del PRG comunale; b) zone del lungomare, che il comune individua entro il limite massimo di metri duecentocinquanta dalla battigia; c) parchi e aree protette; d) comuni montani sotto i 2.500 abitanti; e) centri e nuclei abitati inferiori a 500 abitanti dei comuni montani diversi da quelli della lettera d).
Continua dunque una politica commerciale per rendite di posizione che falsano il mercato all’interno di una medesima cittadina, a tacere poi di una rinnovata stravagante difformità di trattamento in favore di comuni montani a dispetto di quelli costieri, dove tipicamente si registrano le maggiori dinamiche commerciali.
Da ultimo addirittura scompare nel nuovo Testo Unico la previsione di cui già all’art.15 co.4 L.R.n.26/99 dove i Comuni di fatto, conoscendo manifestazioni di particolare rilievo, potevano ampliare il numero delle domeniche di apertura in deroga.
In definitiva la nuova disciplina regionale comporterà quindi:
a)maggiore dirigismo verticistico in capo alla Regione e alle rappresentanze regionali del commercio e del lavoro, a dispetto delle rappresentanze provinciali ma soprattutto dell’autonomia, oggi ancor più disconosciuta, dei Comuni;
b)diversificazione di trattamento all’interno di ciascuna cittadina, come pure tra quelle montane e quelle costiere, creando ingiuste e ingiustificabili disparità di trattamento nel mercato e quindi nella concorrenza;
c)riduzione del numero di giornate domenicali lavorative con decremento di opportunità di guadagno e di lavoro.
La Regione ha quindi intrapreso la strada del dirigismo economico a negazione delle libertà di mercato e di concorrenza con pieno detrimento a) dell’industria, del commercio e del lavoro; b) del sostegno del consumo come del reddito delle famiglie degli imprenditori e dei lavoratori; c) della gestione del tempo e della qualità del servizio ai consumatori.
Esiste un dato sociale tanto elementare quanto evidente, corroborato da uno studio Cermes-Bocconi, commissionata da Federdistribuzione del 2006: piace sempre più fare lo shopping domenicale e nei giorni festivi, cosicché il tempo libero viene a incidere sulle dinamiche di mercato per acquisti come per vendite quale servizio utile al consumatore, cui si consente una migliore gestione del proprio tempo e un acquisto più ragionato e consapevole, fino a determinare un aumento delle possibilità di occupazione lavorativa.
Lo ha compreso l’Amministrazione comunale di Porto San Giorgio, che ogni domenica pratica l’apertura domenicale in deroga con specifiche ordinanze sindacali, cui corrisponde l’organizzazione di attrattivi eventi cittadini, su richiesta non tanto della grande distribuzione, quanto soprattutto di esercizi commerciali medi e ancor più se piccoli a gestione quindi familiare, dove, specie i più giovani sul mercato, vogliono crescere, essere competitivi in città ma soprattutto nel confronto fuori dalla stessa, o anche semplicemente garantire una maggiore entrata ai propri cari in tempo di crisi.
Lo hanno compreso nel luglio 2008 tutti coloro che hanno sottoscritto il rinnovo del CCNL Commercio, Confcommercio, Confesercenti, Uil­tucs (Uil) e Fisascat (Cisl), ma non la Filcams (CGIL), dove la domenica e le festività divengono giorni di lavoro con la peculiarità che i lavoratori dovranno assicurare la presenza al 30% del totale delle domeniche lavorative, ciò con garanzia obbligatoria di turnazione da parte del datore di lavoro, che dovrà pure conferire una maggiorazione di salario pari al 30%.
Lo sa il Codacons, che in data 11/9/09 ha proposto le aperture domenicali e festive libere quale strumento immediato per combattere la recessione economica e rilanciare l’economia, creando ricchezza e incentivando consumi che altrimenti non si farebbero.
Lo hanno compreso Gran Bretagna, Spagna e Francia, dove l’apertura degli esercizi commerciali la domenica è cosa normale, come pure le Regioni di Lombardia, Sardegna, Abruzzo, Puglia e Lazio, quest’ultima dove le aperture festive sono state totalmente liberalizzate e in teoria ogni Comune potrebbe decretare che i negozi siano aperti 365 giorni l’anno, come accade a Latina.
Lo sa l’Antitrust dall’ottobre 2008, come pure i Giudici che nel 2009 a marzo, Tar Puglia Lecce, a maggio, Tar Friuli Venezia Giulia, a luglio, Tar Puglia Bari, hanno demolito, in nome del superiore principio comunitario di libertà di concorrenza, leggi regionali e ordinanze sindacali che muovevano contro la libertà di apertura domenicale degli esercizi commerciali.
La legge regionale Marche, se non vorrà essere tanto anacronistica dal punto di vista dei costumi commerciali quanto illegittima da quello giuridico, dovrà quindi in via principale riconoscere il principio di libertà di aperture commerciali domenicali e festive, tutelando in altra sede il riposo e il tempo libero del lavoratore dipendente, promuovendo le migliori pratiche lavorative, anche a livello di singole realtà aziendali, capaci di garantire turnazione nell’onere di lavoro festivo ed equa distribuzione dei carichi di lavoro, retribuzione maggiorata del 30%, diritto al riposo settimanale l’intero giorno successivo a compensazione della festività lavorata.
In via subordinata, riconoscere comunque ai Sindaci il potere di gestione autonoma della propria città, in considerazione delle specifiche esigenze di ciascuna realtà sotto il profilo dei servizi, tanto commerciali quanto turistici e ricettivi.
In Fede.
Il Sindaco di Porto San Giorgio
Avv. Andrea Agostini”

Dal Comune di Porto San Giorgio

Redazione Fermo Notizie
Pubblicato Domenica 1 novembre, 2009 
alle ore 16:08
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