Territorio: Ordine Geologi Marche, lavorare subito per la prevenzione del rischio
Ancona, 23 ottobre 2009 – Occorre lavorare subito per la prevenzione del rischio idrogeologico sul territorio delle Marche e non solo quando si presenta l’emergenza.
E’ l’appello che lancia alle istituzioni il nuovo Consiglio dell’Ordine dei geologi delle Marche, in rappresentanza dei suoi 600 iscritti, che ricorda che il 25% del territorio regionale, con valori massimi in corrispondenza della fascia montana-collinare, è interessato da aree in dissesto idrogeologico, con frane e alluvioni, pari a circa 2 mila chilometri quadrati su cui sono presenti 42.500 fenomeni franosi. “Sono tragicamente attuali e visibili le catastrofi ambientali, alluvioni, frane – dice Enrico Gennari, nuovo presidente dell’Ordine dei geologi -, che si abbattono sul nostro territorio, a fronte delle quali sono altrettanto scandalosamente assenti, o comunque insufficienti, geologi negli uffici e nelle amministrazioni pubbliche. Spesso decisioni di pianificazione o di sviluppi urbanistici sono prese in assenza di seri studi sul rischio idrogeologico”. Gennari cita la recente tragedia di Messina, in Sicilia, e invita a non dimenticare l’alluvione del fiume Aspio nella zona a sud di Ancona del settembre 2006, con piovosità di oltre i 100 millimetri in poche ore, che hanno abbondantemente superato le “soglie di criticità pluviometriche” che solo i geologi conoscono. Secondo il Consiglio dell’Ordine dei geologi, composto, oltre che da Gennari, da Gigliola Alessandroni, vice presidente, Andrea Pignocchi, segretario, Vincenzo Otera, tesoriere, Loretta Angelelli, Marco Brunelli, Giuseppe Capponi, Piero Farabollini, Daniele Farina, Fabio Lattanzi, Sara Prati, non è possibile continuare a chiudere gli occhi in assenza della manutenzione idraulica del reticolo idrografico minore, corsi d’acqua secondari e fossi, sempre più frequentemente messo in crisi da fenomeni di piena che evolvono in colate di fango. Ad aggravare questa situazione di criticità, contribuiscono certamente le numerose opere antropiche realizzate all’interno dei corsi d’acqua che, talvolta abusive o non adeguatamente dimensionate, generano effetti negativi indotti a carico della dinamica fluviale favorendo e innescando i fenomeni di esondazione. Rischi che sono accentuati dall’assenza di manutenzione, dai dissesti, dai restringimenti degli alvei. “E’ ora di trasferire le conoscenze sul rapporto fra i cambiamenti climatici in corso e la difesa del suolo nella pianificazione territoriale – spiega Gennari -, nella progettazione generale e attuativa e in quella esecutiva, secondo “scenari di evento” e non per tempi di ritorno, con mappe di rischio più cautelative, in evoluzione e capaci di adattarsi, secondo “scenari di clima attuale” e “scenari di clima futuro”. E chi meglio del geologo può comprendere e interpretare fenomeni fisici complessi che si originano per criticità ideologiche e che aumentano di gravità favorendo l’evoluzione di fenomeni franosi? Chi meglio del geologo può comprendere come mai tali fenomeni progrediscono in eventi idraulici caratterizzati troppo spesso da colate rapide e rapidissime di fango, a questo punto ingestibili e devastanti?”. Perciò, fra gli obiettivi del nuovo Consiglio, che resterà in carica fino al 2013, ci sarà quello di far capire l’importanza per la società della figura professionale del geologo, consulente e progettista, in questo panorama, di favorire l’aggiornamento continuo di questi professionisti ma, soprattutto, di porre all’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni i temi del rischio idrogeologico, sismico e della corretta gestione secondo criteri di sostenibilità ambientale e di un migliore utilizzo delle risorse energetiche.
Da Massimo Mariselli
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