Controlli della Guardia di Finanza nel Fermano, fioccano denunce e sanzioni
Riscontrate 55 false dichiarazioni tese a garantire l'ottenimento di alcune misure di sostegno

Indagini portate avanti dalla Guardia di Finanza di Fermo hanno permesso di scoprire 55 false dichiarazioni, rilasciate da privati cittadini e imprenditori al fine di ottenere vari benefici di natura economica.
Nel mirino dei truffatori vi erano misure quali il Reddito di Cittadinanza, l’assegno sociale, la cassa integrazione, il patrocinio gratuito o i contributi a fondo perduto introdotti a partire dal lockdown dei primi mesi del 2020. Per garantirsi tali approvvigionamenti di denaro, i soggetti finiti nei guai non hanno esitato a presentare informazioni ben lontane dalla realtà dei fatti.
In un caso le attività delle Fiamme Gialle hanno riguardato una donna di origini extra-comunitarie, residente a Porto Sant’Elpidio e assegnataria di una delle suddette misure di sostegno: fermata per un controllo di routine all’aeroporto di Bologna, è stata trovata in possesso di oltre 20.000 euro in contanti, somma da lei mai dichiarata.
Un cittadino italiano è stato invece denunciato per non aver dichiarato di essere fruitore del Reddito di Cittadinanza nel corso delle procedure finalizzate all’ottenimento del patrocinio gratuito a spese dello Stato italiano. Un altro ramo dell’operazione, riguardante l’omissione di alcuni redditi per l’approvazione dell’assegno sociale rilasciato dall’Inps, ha portato a due sanzioni amministrative e ad altrettante segnalazioni alla Procura della Repubblica di Fermo.
Le indagini, come detto, non hanno risparmiato alcune aziende del territorio: per due di loro sono scattate le sanzioni previste dalla legge, in quanto nell’aprile 2020 avrebbero dichiarato falsamente delle importanti contrazioni del proprio volume d’affari rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Presso un’autofficina del fermano, che aveva peraltro ricevuto contributi a fondo perduto per la crisi legata al Covid-19, i finanzieri hanno riscontrato la presenza di un lavoratore in nero, il quale parallelamente percepiva la cassa integrazione presso un’altra attività operante nel medesimo settore. Il datore di lavoro è stato dunque multato di 9.000 euro.
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