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Monteleone di Fermo, Belmonte Piceno e Servigliano unite per “Borghi di Primavera”

Un'iniziativa per far conoscere le tre località e aprire al pubblico luoghi spesso inaccessibili durante l'anno

Borghi di primavera

E’ una splendida iniziativa presa insieme dai sindaci di Monteleone di Fermo, Marco Fabiani, di Belmonte Piceno, Ivano Bascioni e di Servigliano, Marco Rotoni. L’iniziativa è protesa a far conoscere questi tre piccoli borghi e soprattutto ad aprire edifici, musei, chiese e monumenti che in altri periodi dell’anno sono chiusi.

Le cose da vedere sono molte ed ognuno dei tre paesi rappresenta un carattere un unicum all’interno di questo gruppo di paesi che spaziano dall’Ete vivo alla vallata del Tenna, dai Piceni ai Romani, dai Longobardi sino ai Farfensi. Territori densi di bellezze naturali e di storia…

Alcune delle cose da vedere….

Borghi di primavera - locandinaTorre Civica

È stata fatta edificare dall’abate di Farfa Berardo III (1099-1119) – adiacente all’antica chiesa di Santa Maria (oggi San Giovanni Battista), a sua volta costruita su un precedente luogo di culto (ara antiqua) – in attuazione di un programma di fortificazioni di località strategiche per l’abbazia nelle vaste proprietà tra i Sibillini e l’Adriatico. Ristrutturata nei secoli successivi, svetta imponente nel suo impianto ad esagono irregolare. Di recente l’amministrazione comunale l’ha dotata di installazione informatica dotata di webcam.

Chiesa di San Marone

Chiude a est la bella piazza Umberto I. Fu fatta edificare nel 1605 dai fratelli Stefano e Beradino Massarini, su un precedente tempietto eretto probabilmente nel 1563. Dal 1611 al 1652 fu stata assegnata agli Eremitani di sant’Agostino, che la officiavano e risiedevano nell’attiguo conventino, oggi casa parrocchiale. E’ stata intitolata a sant’Agostino fino al 1922, quando vi fu trasferita la parrocchia di san Marone (patrono nel paese) di cui tuttora conserva il titolo. L’interno è ad una navata. Nell’abside sono conservati un crocifisso ligneo del secolo XV e , ai lati, due tavolette di scuola crivellesca (la Madonna e san Giovanni Evangelista). Sopra la porta di ingresso è sistemata una pala d’altare (fine secolo XVI), con san Marone che regge il castello medievale e ai piedi il drago reso mansueto. Ai lati sono raffigurati san Michele Arcangelo, che trafigge il demonio, e sant’Antonio abate con in basso una lingua di fuoco. Sullo sfondo la finestra apre su un disteso paesaggio marino illuminato dalle luci dell’alba e mostra il santo guidato, secondo la tradizione, dalla principessa di Urbisaglia verso il luogo del martirio (nei pressi di Civitanova).

Palazzo Pascucci Righi, già Sagripanti

Sorge sul lato opposto della piazza. Ristrutturato nell’Ottocento, su edificio di probabile fondazione settecentesca di proprietà dei Sagripanti. Pietro Pascucci Righi (1801-1860), di famiglia originaria di Amandola, della quale si hanno notizie dal secolo XVI, vi si stabilì nel 1832 avendo sposato Carolina Sagripanti, il cui fratello Giovanni era sacerdote.

Chiesa della Misericordia

Detta anche del Crocifisso, perché fino a pochi anni fa su un altare laterale di sinistra era collocato il crocifisso ligneo oggi nella chiesa di san Marone. E’ la tipica chiesa contra pestem, costruita per impetrare la liberazione della peste, che, ricomparsa in Europa tra 1348 e 1351, vi si stabilì in forma endemica fino alla seconda metà del ‘600, provocando un’infinità di vittime. La sezione originaria, a forma circolare, fu realizzata nel secolo XIV e quindi ampliata, nella forma attuale, nel secolo successivo. Oltre alla quattrocentesca Madonna della Misericordia, raffigurata sull’altare centrale nella classica iconografia in atto di accogliere sotto il suo manto i fedeli che a lei accorrono, conserva il più ampio ciclo pittorico (tempere e affreschi) presente oggi nel Fermano. Alla base è raffigurato l’incasato di Monteleone all’epoca Di particolare rilievo, sulla parete di sinistra, il Giudizio Universale, con elementi della Genesi, firmato da Orfeo Presutti, di Fano, nel 1548. Sulla parete d’ingresso da ammirare, fra l’altro, la Madonna del latte, iconografia molto presente in tutta l’area, con i santi Anna, Gioacchino e Sperandina. Pregevole la statua lignea di san Rocco (sec. XVI), con ai lati, dipinti, sant’Antonio abate a sant’Adamo.

Parco dei vulcanelli di fango

I vulcanelli di fango, detti comunemente “sdrai” sorgono lungo l’Ete Vivo. Si tratta, ha scritto Bruno Egidi, che ha studiato il fenomeno per L’Ascolano e per il Fermano, di “piccole emissioni di fango che formano un minuto apparato eruttivo, non molto dissimile, salvo le ridottissime dimensioni, da quello vulcanico (…). Il fango fuoriesce a temperatura ambiente ed è frammisto ad acqua spesso salata, in colate che raccolgono argilla tenera, morbidissima. Alla sommità del cono le acque melmose gorgogliano per la pressione di gas”.

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