Roberto Gatto al Teatro delle Api con “Progressivamente”
Giovedì 12 febbraio 2009 alle ore 21,30 al Teatro delle Api di Porto Sant’Elpidio (FM), è atteso il concerto "Progressivamente", Omaggio al Rock Progressive di Roberto Gatto.
Il gruppo è composto da Roberto Gatto alla batteria, l’ospite speciale John De Leo alla voce, Gianluca Petrella al trombone, Luca Mannutza al piano e tastiere, Maurizio Giammarco al sax, Fabrizio Bosso alla tromba, Roberto Cecchetto alla chitarra e batteria e Francesco Puglisi al basso.
Seguendo i ricordi del passato e il filo rosso della passione, Roberto Gatto e i suoi musicisti hanno realizzato un omaggio al Progressive Rock, a quella stagione che, tra la fine degli anni ‘60 e l’inizio del decennio successivo segnò in maniera profonda la scena e il pubblico del rock. Un work in progress, un’avventura creativa con lo scopo di attualizzare il patrimonio del Progressive cercando una sintesi tra il repertorio progressive e la propria sensibilità, un equilibrio tra il jazz e quel suono così imponente ed elaborato. Un lavoro che per Roberto Gatto è diventato anche un viaggio nel tempo. Per questo, Roberto Gatto ha voluto al suo fianco una gruppo di musicisti legati a periodi diversi: Danilo Rea (pianoforte e tastiere) e Maurizio Giammarco (sax tenore e flauto), Francesco Puglisi (basso) e Roberto Cecchetto (chitarra), Gianluca Petrella (trombone) e Fabrizio Bosso (tromba e flicorno). E ancora la voce che diventa strumento di John De Leo. Dal clima rarefatto di "Watcher Of The Skies" dei Genesis, alla bellissima "I Talk To The Wind", ripresa dall’opera prima dei King Crimson per arrivare a "Trilogy" di Emerson, Lake & Palmer, Gatto e i suoi compagni di viaggio celebrano nel migliore dei modi la storia del Progressive.
“Io ho cominciato con il Rock, con i Beatles, con Jimi Hendrix e con tutti gli altri, ma quella del Progressive Rock è stata un’esperienza molto importante e coinvolgente. Sono stato ai concerti che scandirono i giorni più belli del progressive; ho visto i Genesis, i Van Der Graaf Generator, gli Yes e queste sono state esperienze indimenticabili. Erano tutti gruppi inglesi, ma che trovarono in Italia un pubblico entusiasta, ad esempio quando i Genesis suonarono per la prima volta a Roma, al Piper, in Inghilterra non li conosceva ancora nessuno. Io ero un appassionato di quel genere, di tutte quelle bands che incidevano per la Charisma Records. Avevo tutti i loro dischi, quelli “veri”, in vinile”.
E’ proprio partendo da quei ricordi e seguendo il filo rosso della passione che il batterista Roberto Gatto e i suoi musicisti hanno realizzato questo omaggio, termine quanto mai appropriato, al Progressive Rock, a quella stagione che, tra la fine degli anni ‘60 e l’inizio del decennio successivo segnò in maniera profonda la scena e il pubblico del rock (e non solo).
Superando con audacia e fantasia i confini classici della canzone, allontanandosi dal Blues e dal Rhythm’n’Blues che fino a quel momento avevano influenzato in maniera decisiva la vicenda del Rock, i musicisti più importanti e ispirati del Progressive elaborarono uno stile complesso e di grande respiro, legato alla tradizione europea, alla musica classica e sinfonica. Nelle loro composizioni non c’era spazio per l’improvvisazione, tutto era scritto e interpretato con un abilità e una tecnica destinate a colpire profondamente. Anche per questo, non è stato facile per Roberto Gatto e i suoi compagni di viaggio trovare un equilibrio tra il jazz e quel suono così imponente ed elaborato.
Un work in progress, un’avventura creativa che Gatto racconta così: “Lo scopo era quello di attualizzare il patrimonio del Progressive, ma all’inizio non sapevo proprio dove mettere la mani, perché quello del progressive è un suono molto difficile, sinfonico, con brani molto lunghi e quindi è stato davvero impegnativo trovare la mia chiave di lettura. Non ho ragionato da jazzista, però sentivo che doveva esserci uno spazio anche per l’improvvisazione, per il nostro linguaggio originale, insomma bisognava trovare una sintesi tra il repertorio progressive e la nostra sensibilità. Ho dovuto fare anche delle scelte, come dire, dolorose, perché ho scartato tante cose molto belle, ad esempio nel mio omaggio non c’è nemmeno un brano degli Yes, uno dei miei gruppi preferiti, ma d’altronde quando fai una cosa del genere non puoi fare tutto. Ho dovuto sacrificare anche i Van Der Graaf Generator, altro gruppo fantastico, però quando fai un disco devi rispettare anche dei limiti temporali. Ho impiegato due mesi e solo la scelta dei brani ha occupato un mese, per l’occasione ho ricomprato un sacco di dischi, mentre nel mese successivo ho trascritto tutte le parti. Un lavoro che ho fatto con il pianoforte e l’ I -pod. Un lavoro pazzesco, ma di grande soddisfazione”.
Un lavoro che per Roberto Gatto è diventato anche un viaggio nel tempo: “Per buona parte questa musica è piacevolmente datata, ma ho avuto anche la conferma di quanto fosse ben strutturata e di quanto fossero avanti certi gruppi, in particolare Emerson, Lake & Palmer, perché studiando quello che faceva Keith Emerson scopri un gusto, uno stile molto legato alla musica classica, la stessa cosa vale per Tony Banks dei Genesis. Non erano jazzisti, nella loro musica non c’era nulla di improvvisato, era tutto scritto ed era tutto molto complesso. Una cosa che non ho mai capito è che usavano quasi sempre tempi dispari e soluzioni armoniche molto interessanti. Una cosa importante, da sottolineare, è che erano musicisti di grande talento, molto bravi”.
I musicisti
Per questo “lavoro d’amore”, Roberto Gatto ha voluto al suo fianco una gruppo di musicisti legati a periodi diversi: vecchi amici del calibro di Danilo Rea (al pianoforte e alle tastiere) e Maurizio Giammarco (sax tenore e flauto), musicisti di grande sensibilità come il bassista Francesco Puglisi e il chitarrista Roberto Cecchetto, figure di grande personalità della nuova scena jazz italiana, quali Gianluca Petrella al trombone e Fabrizio Bosso alla tromba e al flicorno. E ancora la voce che diventa strumento di John De Leo (che ricordiamo prima alla guida dei Quinto rigo e poi al fianco anche di Enrico Rava e Paolo Fresu).
La musica
Dal clima rarefatto di “Watcher Of The Skies” , tratta da Foxtrot (1972), il quarto album dei Genesis, alla bellissima “I Talk To The Wind”, ripresa da In The Court Of The Crimson King (1969), opera prima dei King Crimson (dal cui repertorio Gatto rilegge anche “Matte Kudasay”, contenuta in Discipline, lavoro che nel 1981 segnò il ritorno sulla scena della band del chitarrista Robert Fripp), per arrivare a “Trilogy” (1972) di Emerson, Lake & Palmer, Gatto e i suoi compagni di viaggio celebrano nel migliore dei modi, e tra gli applausi, la storia del Progressive. Altrettanto riusciti e preziosi sono gli episodi, “Sea Song” e “Starting In The Middle Of The Day We Can Drinks Our Politics Away”, legati al batterista e cantante Robert Wyatt e alla scuola di Canterbury, altro momento particolarmente suggestivo e importante della musica inglese di quel periodo. E non mancano i Pink Floyd di “Money” . Perché, tutto questo, è più di ogni altra cosa un ritratto, fedele e appassionato, di un periodo musicale indimenticabile.
Discografia Selezionata
1987 Roberto Gatto Feat. John Scofield “Ask” (Gala, ristampa Duck)
1987 Lingomania “Grr…Xpanders” (Gala, ristampa Duck)
1989 Roberto Gatto “Luna” (Gala, ristampa Duck)
1989 D. Rea/ R. Gatto “Improvvisi” (Gala, ristampa Duck)
1997 Roberto Gatto “7#” (Via Veneto Jazz)
1998 Roberto Gatto “Sing Sing Sing” (Via Veneto Jazz)
2001 Roberto Gatto “Plays Rugantino” (CamJazz)
2003 Roberto Gatto “Deep”
2007 Roberto Gatto “Traps” (CamJazz)
2007 Enrico Rava Quintet “The Words And The Days” (ECM, 2007)
www.robertogatto.com
Info: www.tamfactory.net tel: 338 4321643
Da Tam Club
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