Intervista ad Alex Finelli
Alex Finelli ripercorre un 2008 fantastico, dal play off contro Milano, a Kemp, ad un altro strepitoso inizio e dà i suggerimenti per il 2009.
Abbiamo voluto ripercorrere l’ennesimo strepitoso ed impensabile anno della Sutor Montegranaro che ha regalato emozioni a tanti appassionati sparsi nel territorio di almeno 3 provincie (Fermo, Ascoli Piceno e Macerata) chiedendo aiuto ad uno dei maggiori artefici di quanto abbiamo vissuto, tuttora grande protagonista di una realtà che da tempo cammina alla velocità dei sogni: coach Alessandro Finelli.Alex, si chiude un 2008 davvero strepitoso: quali sono i ricordi che ti porterai dietro?
“Di ricordi ce ne sono tanti onestamente ed è anche difficile fare una classifica di merito. Sono stati tanti i momenti in cui abbiamo vissuto forti emozioni: finali punto a punto, vittorie in trasferta, momenti in cui abbiamo raggiunto obiettivi importanti. Se devo pensare a qualche immagine in particolare, ho nel cuore la vittoria a Pesaro di 2 settimane fa, per come è maturata, per come era importante questa partita e perché era la seconda vittoria a Pesaro in 2 anni. Poi le altre 2 partite che mi sono rimaste molto dentro sono la vittoria contro Siena nello scorso Gennaio, perché riuscire a competere e vincere contro la squadra Campione d’Italia è veramente qualcosa di speciale e la vittoria di Milano in gara 4 dei play off che onestamente pensavo fosse l’inizio di un epilogo diverso, perché a quel punto ci meritavamo di andare avanti, di conquistare l’Eurolega battendo in gara 5 l’Armani Jeans: purtroppo le cose sono andate in maniera diversa ma quello è stato un momento di grande soddisfazione”.
Visto a posteriori che cosa è mancato per battere Milano?
“Forse era stato prodotto uno sforzo così grande a livello fisico ed emotivo in gara 4 che poi lo abbiamo pagato in gara 5. In più il talento di Milano, con un giocatore particolare come Gallinari che in alcuni momenti della quinta partita ha fatto la differenza come solo i campioni sanno fare”.
Nel 2008 siete stati sempre sulla cresta dell’onda, accaparrandovi unanime consenso a suon di risultati: qual è stato il segreto per realizzare tutto questo?
“E’ difficile razionalizzare tutto questo: intanto, l’augurio è di continuare a produrre risultati che è il nostro obiettivo. Il nostro obiettivo è vivere il presente e non pensare a quello che è stato, perché nello sport conta quello che fai oggi e non quello che è stato fatto ieri. Beh, si è parlato tanto delle caratteristiche di questo ambiente: uno dei segreti è sicuramente che lavoriamo veramente di squadra a tutti i livelli dove ci sono tanti gruppi affiatati: è affiatata la proprietà, è affiatato lo staff ed i giocatori che cambiano percepiscono questo affiatamento all’interno dei settori che gestiscono la squadra: tutto ciò velocizza la capacità del gruppo di giocare di insieme”.
Ma quando sei arrivato a Montegranaro, avresti mai immaginato che la tua carriera avesse potuto avere un impulso così impetuoso e virtuoso?
“Onestamente non pensavo a come sarebbe andata: quando sono arrivato ero concentrato nel capire la realtà, nel dare il mio contributo su utilizzare al meglio i giocatori, conoscere lo staff…”
…Per di più sei anche venuto per sostituire un “totem” come Pillastrini…
“Sì, ma l’ho sempre vista come una grandissima occasione da utilizzare al meglio, senza riflettere troppo su come poteva andare. Penso che i risultati possano essere stati la conseguenza del lavoro di squadra svolto in questi anni”.
C’è un giocatore per il quale sei particolarmente orgoglioso vedendo i progressi fatti?
“Alleno qui solo da 1 anno e quindi non ne ho uno in particolare. Noto che parecchi giocatori hanno disputato la loro miglior stagione lo scorso anno ed in questa sta avvenendo la stessa cosa. Per noi è motivo di soddisfazione ma non c’è un giocatore specifico al quale sono più legato di altri”.
Invece ripercorriamo tutto quello che è successo nell’estate, con l’arrivo di Shawn Kemp: come pensavi di utilizzarlo e quale ruolo pensavi potesse avere all’interno della squadra…
“Il ruolo di Kemp era quello che adesso ha preso Hunter: padrone dell’area, giocatore di riferimento in post basso e che sa giocare con gli altri. Kemp doveva dare questo contributo ma è stato con noi solo una settimana e non abbiamo mai approfondito. C’era la sensazione da parte di tutti di allenare un giocatore particolare, con una grande storia alle spalle e quindi con delle esigenze, delle aspettative e delle abitudini sicuramente diverse dal normale giocatore professionista che arriva in Italia”.
Ma Kemp sarebbe stato più una suggestione o una possibile realtà: avrebbe potuto diventare leader in Italia?
“Questo faccio fatica a dirlo e non lo sapremo mai. Non abbiamo mai visto Shawn Kemp dopo una preparazione vera, tirato a lucido per cui non posso sapere come avrebbe reagito ad un training-camp di 8 settimane per preparare la stagione”.
Poi inizia questo campionato con una squadra rivoluzionata 5 giorni prima del via e vengono fuori 7 vittorie quasi incredibili: c’è una magia sotto? Chi è il mago?
“Anche qui non ci sono risposte precise: abbiamo cercato di dare un’identità precisa alla squadra ma tutti quanti sapevano che era poco il tempo ed hanno messo una grande partecipazione nel lavoro. I risultati sono stati un moltiplicatore di fiducia e vincere le prime partite ha trasmesso anche più affidamento nel lavorare insieme. Ma se c’è un pregio che ci possiamo attribuire è il fatto di esserci dati un’identità tecnica-morale in pochi giorni. Eravamo come una Nazionale che si incontra ed in 2 settimane deve iniziare a produrre risultati. Avevamo svantaggio rispetto agli altri che si allenavano da metà Agosto ed ecco che forse questa consapevolezza ci ha fatto compattare ancora di più a livello di concentrazione, di lavoro in palestra per darci un’identità, perché senza un’identità non potevamo produrre risultati”.
Una caratteristica che ritieni fondamentale nell’ambiente di Montegranaro?
“Ce se sono più di una. Intanto la passione e competenza dei tifosi rispetto alla pallacanestro: la passione c’è dappertutto ma qui c’è competenza perché qui in tanti hanno praticato pallacanestro per cui la conoscono per averla sperimentata. Quindi c’è una conoscenza del gioco superiore: passione si unisce a competenza e questo è un segreto che crea un’energia speciale. Poi c’è l’attenzione per i ruoli, caratteristica della società che ama assegnare ruoli precisi e specifici che poi vengono rispettati da tutti. Questa è una caratteristica del club che aiuta tutti a lavorare meglio”.
Inizia il 2009 sotto i migliori presupposti che sono poi quelli che Gianluca Trisciani fa coincidere in un’identità di squadra paragonabile a quella di Siena. Sei d’accordo?
“Non sta a me fare questo tipo di osservazione. Posso dire che sicuramente noi abbiamo una buona identità di squadra, una nostra precisa caratteristica sia nello scorso anno che in questa stagione. L’importante, per quanto riguarda il futuro, è capire cosa ci ha permesso di raggiungere questa identità. Credo siano 4 le caratteristiche: umiltà, equilibrio, capacità di lavorare di squadra e voglia di migliorarsi. Sono gli elementi essenziali del nostro lavoro che ci hanno permesso di costruire dei risultati. Questi elementi non vanno mai dimenticati e vanno portati sempre nel lavoro quotidiano perché sono quelli che ci garantiranno un 2009 che ci permette di conquistare obiettivi importanti come Final Eight e Salvezza, i primi a portata di mano che abbiamo la consapevolezza di poter raggiungere. Nel momento in cui viene a mancare uno di questi elementi, ecco che il risultato non è più lo stesso”.
Chiudiamo con questa curiosità: sei sempre molto pragmatico ma anche tu dei sogni nel cassetto li avrai…
“Certo che li ho! Ho obiettivi a medio e lungo termine ed anche dei sogni. Però, onestamente, i sogni mi piace tenerli per me. Sogno ad occhi aperti, so cosa voglio realizzare ma preferisco tenerli nel mio cuore eppoi lavorare sodo per realizzarli”.
Da Premiata Montegranaro
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