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Insediato il nuovo Consiglio della Provincia di Fermo: il discorso di Cesetti

Il Presidente: "Questo non è un luogo di spreco improduttivo, ma di programmazione e intervento concreto"

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Sede della Provincia di Fermo

Signori Consiglieri, Signori Sindaci, Signor Viceprefetto, Ospiti ed autorità, un saluto, un ringraziamento ed un augurio a tutti voi ed a tutti noi.

Si insedia, oggi, il nuovo Consiglio della Provincia di Fermo, eletto come organo di una Istituzione di secondo livello, in applicazione di una legge che non abbiamo condiviso, che abbiamo contrastato con forza e con ragioni, che continuiamo a ritenere politicamente e costituzionalmente fondate. Tuttavia, questa è la scelta che il Parlamento ha compiuto e, pur non condividendola, noi la rispettiamo e siamo qui, come sempre, a compiere il nostro dovere, al servizio della Repubblica e del territorio fermano.

La Provincia è qui, esiste, è viva, contrariamente ai tentativi di alcuni, è ancora un’Istituzione della Repubblica italiana ed è pronta a fare tutto quanto è nelle sue funzioni e nelle sue potenzialità, per i cittadini e al fianco delle altre Istituzioni. Siamo qui, prima di tutto, per continuare lo straordinario lavoro svolto dai precedenti Consiglio e Giunta; un lavoro fondativo dell’identità istituzionale del nostro territorio, un impegno concreto, fatto di realizzazioni, di partecipazione e coesione del fermano, che ci lascia un’eredità ed un patrimonio che intendiamo salvaguardare e sviluppare.

A questo proposito, permettetemi di rivolgere un saluto particolare ed un ringraziamento a tutti i Consiglieri provinciali uscenti e, ancora una volta, un ringraziamento sincero ed autentico, agli Assessori dell’unica Giunta della Provincia di Fermo: Buondonno Giuseppe, Donzelli Ezio, Marinangeli Adolfo, Massucci Gaetano, Massucci Guglielmo, Offidani Renzo, Vallesi Renato, Vittori Rosanna, che sono qui, non a caso, oggi, a segnalare con la loro presenza, una vicinanza solidale ed attiva al nostro lavoro futuro. Di questa Giunta e di quegli Assessori, io sento (lo dico senza alcuna remora) la mancanza; perché il grande lavoro che c’è da fare richiederebbe tutto l’impegno, l’autorevolezza e la competenza che loro hanno saputo offrire nei cinque anni trascorsi.

Mi è di conforto, però, di fronte alle difficoltà cui accennerò tra poco, la qualità dei nuovi Consiglieri, la solidità della struttura che abbiamo costruito e la vicinanza dei quaranta Sindaci che sono stati anche prima dell’approvazione della Legge 56/2014 e continueranno ad esserlo in futuro, l’asse portante dell’unità della Provincia.

Insieme ci metteremo subito al lavoro per elaborare le modifiche statutarie, conseguenti alla legge 56/2014, da sottoporre all’approvazione dell’Assemblea dei Sindaci. Dette modifiche dovranno specificare, oltre a quelle previste dalla legge e coerentemente con essa, le funzioni ed i poteri del Presidente della Provincia, del Consiglio Provinciale e dell’Assemblea dei Sindaci.

All’esito sarà anche possibile da parte mia esercitare la facoltà che mi attribuisce la legge per l’assegnazione delle deleghe ai consiglieri secondo le modalità ed i limiti che dovranno essere stabiliti proprio dallo Statuto, mentre al più presto provvederò a nominare il Vicepresidente.

Dopo l’approvazione del nuovo Statuto ed una volta definito il riordino delle funzioni, provvederò a presentare a questo Consiglio, le linee programmatiche di questo mandato politico-amministrativo.

Le elezioni di secondo grado, che si sono appena svolte e che ci hanno chiamato a gestire questa nuova fase, in questa Provincia assai più che in altre, nelle Marche e in Italia, sono state elezioni reali, tra candidati e schieramenti diversi e contrapposti; questo è stato ed è un bene per la democrazia. Ma sarebbe male se quella chiara divisione divenisse poi incomunicabilità permanente, tra le forze che sono in Consiglio e anche con quelle che, nel Consiglio non sono rappresentate.

Tutte queste forze politiche, e soprattutto i Sindaci, che rappresentano, indipendentemente dai loro orientamenti personali, intere comunità, sono oggi chiamate a collaborare e, pur nelle legittime differenze, a lavorare insieme per consolidare, prima di ogni altra cosa, l’unità e la coesione della Provincia e del fermano. Io, per quanto mi riguarda, lavorerò ancor più decisamente, per coinvolgere nelle scelte e nelle decisioni essenziali, la maggior parte possibile delle forze sociali e politiche, l’associazionismo, le città del fermano.

Non ci è mai mancato il coraggio della scelta e della decisione, né ci manca ora; ma il coinvolgimento, la partecipazione democratica, non solo sono un preciso dovere istituzionale a cui non verremo meno, ma anche – soprattutto di fronte ai problemi del lavoro, che assillano tanti giovani e meno giovani cittadini – un segno di forza e lungimiranza delle istituzioni decentrate, che debbono cercare di recuperare, anche in questo modo, il pericoloso fossato che, sempre più, sembra scavarsi tra cittadini, politica, istituzioni democratiche.

La fase che ci troviamo a governare, dicevo, sarà più difficile di quella – pure non semplice – che si è appena chiusa. Continua un attacco finanziario e politico ad enti locali (Province e Comuni) che sono, invece, in prima linea nella risposta ai bisogni essenziali della popolazione.

Per quanto riguarda le Province sono di una gravità inaudita le recenti dichiarazioni del Presidente del Consiglio ed in particolare quelle riportate da alcuni quotidiani il 17/10/2014 che confermano la volontà cinica di abolire di fatto, attraverso lo strangolamento finanziario, Istituzioni della Repubblica in spregio alle tuttora vigenti disposizioni costituzionali.

Appare chiaro a tutti che le scelte operate dal Governo con i recenti provvedimenti contenuti nel D.L. 66/2014 (contributo di questa Provincia allo Stato per € 1.313.759,56) e nella Legge di Stabilità (da una prima simulazione il contributo di questa Provincia allo Stato sarà di € 3.029.920,50) di imporre alle Province tagli di portata del tutto incompatibile con i bilanci attuali mette nell’impossibilità di assicurare il mantenimento dei servizi essenziali.

Non si tratta di non voler partecipare responsabilmente al processo di risanamento dei conti pubblici del Paese, cosa che le Province hanno fatto più di chiunque altro, ma di essere messi nell’effettiva impossibilità di erogare anche solo i servizi cui, in base alle funzioni fondamentali assegnate alle Province, siamo stati chiamati a far fronte dalla Legge 56/2014: strade, scuole, ambiente, trasporto pubblico locale e assistenza ai comuni.

Il Presidente del Consiglio, del quale apprezzo lo sforzo per risollevare le sorti della Nazione e spero riesca in questo difficile ed impegnativo compito evitando dannose lacerazioni al Paese, sa bene che per dare seguito alla Riforma Del Rio, che ha trasformato questi Enti in Istituzioni al servizio dei Comuni, delle Comunità e dei territori, è necessario abbandonare l’idea, per niente celata, dell’azzeramento delle Province con la leva finanziaria.

Infatti, con i tagli effettuati e con quelli ipotizzati per un ulteriore miliardo, tra l’altro senza che vi sia stato il riordino delle funzioni che avrebbe dovuto essere completato prima delle elezioni di secondo livello, il processo di riforma è ingestibile perché l’impatto sui bilanci è talmente pesante che manderà in dissesto l’intero comparto.

E’ quello del Governo, sulla questione Autonomie Locali, un indirizzo miope, che non condivido; perché impoverire i territori e favorire spinte centralistiche, aumenta i rischi di solitudine delle fasce più deboli della popolazione, allenta la coesione sociale del Paese, che, invece, proprio la prossimità quotidiana degli enti locali, può rafforzare. Non è possibile pensare che a competenze e responsabilità, non faccia fronte il mantenimento sul territorio di risorse adeguate.

Le Province – e la nostra in particolare – non sono luoghi di spreco improduttivo o lacciuoli burocratici che rallentano le scelte; sono luoghi di programmazione e di intervento concreto, che conoscono i territori e le loro necessità reali. Di questo si tenga conto, nello scrivere – già in evidente ritardo – i decreti attuativi di una riforma comunque sbagliata.

E’ evidente che in questa fase sarà necessaria un’azione il più possibile unitaria e congiunta anche con l’Anci, sia attraverso la comunicazione ai cittadini, sia nella pressione con i Parlamentari referenti nel territorio, affinché, come già richiesto con l’ordine del giorno approvato dall’Assemblea dei Presidenti di Provincia riunitasi a Roma il 29 ottobre 2014, il Governo e il Parlamento:
riducano drasticamente il contributo alla manovra richiesto alle Province, e vengano eliminate le sanzioni per lo sforamento del Patto di Stabilità data l’insostenibilità degli obiettivi da raggiungere;
definiscano in Legge di Stabilità quali sono le funzioni e quindi i servizi, le risorse ed il personale che le Province dovranno esercitare dal 1° gennaio 2015, secondo quanto disposto dalla Legge 56/2014;
verifichino l’impatto della manovra economica su queste funzioni e questi servizi per rendere compatibile il contributo richiesto alle Province per il risanamento dei conti pubblici con la garanzia di potere continuare ad esercitare tali funzioni in maniera da rispettare il diritto dei cittadini ai servizi efficienti;
consentano nella legge di stabilità alle Province ed ai Comuni del loro territorio di concludere accordi di mobilità, ad invarianza di spesa per il comparto e con gli strumenti di flessibilità previsti dal DL 90/2014, al fine di favorire l’utilizzo ottimale delle risorse umane negli enti locali del territorio.

Aldo Moro ci ricorda che “occorre vivere il proprio tempo, con tutte le sue difficoltà”; queste possiamo lavorare e batterci per superarle, ma non ci è dato aggirarle o ignorarle irresponsabilmente. Questo siamo chiamati a fare e questo faremo; ma non taceremo se, una Provincia finanziariamente sana, sarà posta, nei prossimi mesi, nell’impossibilità materiale di fare fronte alle proprie responsabilità davanti ai suoi cittadini.

Chiedo, dunque, a tutti voi e a tutto il fermano, nel rispetto delle differenze e delle distinte responsabilità, un grande sforzo solidale, per superare uno dei periodi più difficili della nostra storia recente, per ritrovare quelle energie positive che possono aiutarci a lasciare alle giovani generazioni una speranza ed un progetto di futuro migliore.

Grazie e buon lavoro a tutti noi.

Il Presidente
Fabrizio Cesetti

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