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Verso le elezioni 2020: “Qual è ‘il futuro condiviso’ che la città di Fermo persegue?”

"Lentamente muore… una città senza un progetto". I movimenti "Altra Fermo" e "Fermo Migliore" invitano a un'assemblea

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Veduta aerea di Fermo

Su quali risorse materiali e immateriali la città sta investendo in modo organico e coerente per promuovere un benessere diffuso? Su quali “unicità” della sua storia e della sua natura la comunità si riconosce e intende farsi riconoscere nel mondo?

Non aspettatevi dai cittadini fermani risposte convergenti. Ancor peggio, non aspettatevi alcuna risposta dagli amministratori in carica.

Sta tutta qui la crisi della città, la sua difficoltà nel ripartire, nel tessere la tela di una nuova economia e di una nuova socialità di cui c’è un bisogno imprescindibile.

La sua crisi sta principalmente nel non avere una “direzione”, un orizzonte comune, e quindi un reale senso di appartenenza condiviso che vada oltre l’istintivo legame con la propria terra.

Sta tutto qui il fallimento delle Amministrazioni Comunali che hanno governato la città negli ultimi due decenni, proprio quelli in cui i processi di globalizzazione, ed il loro stesso fallimento, hanno reso evidente la necessità di “pensare globalmente ed agire localmente” per costruire un futuro degno di essere vissuto; la necessità di definire un ruolo specifico per ogni città, un loro “compito”, come avrebbe detto Giorgio La Pira.

Nessuno, al governo della città, si è posto il problema. Nessuno si è entusiasmato nella “ricerca comune” di progetto che a partire dalle risorse locali attivasse un “laboratorio di un mondo nuovo possibile”, inclusivo, solidale e sostenibile, da agire e comunicare “globalmente”.

Ad ogni Amministrazione locale va dato merito quando riesce a tenere in ordine le strade, le piazze, i giardini, ma ciò non basta affatto! Offrire ai propri cittadini “feste e fiere” per tutti i gusti e per ogni stagione può solo distrarli e farli divertire, anziché coinvolgerli e appassionarli nel rilancio della propria città.

L’Amministrazione Calcinaro, nata senza alcun progetto politico al solo scopo dichiarato di fare “piazza pulita” dopo l’avvicendarsi di governi locali caratterizzati in alcuni casi dalle più distruttive e fallimentari idee di sviluppo, in altri da dinamiche paralizzanti, tutte interne al palazzo, ha deliberatamente perseguito l’“ordinaria amministrazione”, evitando accuratamente, di investire su un “idea di futuro” per Fermo. Ciò anche a fronte di grandi opportunità finanziarie che la sua macchina amministrativa ha saputo intercettare (ITI urbani, Bando nazionale periferie, ecc.) o che il terremoto, pur sulla scia dei danni arrecati, ha offerto alla città.

Gli interventi potenzialmente più qualificanti sul piano ambientale, sociale, culturale sono stati attuati tenendo un “basso profilo” per evitare un reale coinvolgimento dei cittadini; per evitare che potesse emergere un segno politico, una direzione; per evitare che nella comunità si attivasse un dibattito, un “conflitto delle idee”, che notoriamente rappresenta una straordinaria opportunità di valorizzazione delle migliori risorse intellettuali della città allo scopo di innescare consapevoli processi di trasformazione.

Ad importanti beni comuni e tesori della comunità locale – come la Casina delle Rose, l’ex mercato coperto, la tenuta e il borgo di Rocca di Montevarmine – un’Amministrazione Comunale priva di progetti e di “sogni” ha solo riservato ulteriore degrado o ne ha tentato pervicacemente la svendita a privati.

Ad un territorio che continua ad essere ferito e svalutato per effetto dalle sciagurate scelte del passato, un’Amministrazione Comunale esclusivamente ossessionata dalla “cattura del consenso”, invece di attivare una nuova pianificazione generale, organica e partecipata, ha consentito di infliggere nuove ferite con l’adozione di varianti urbanistiche di tipo sfacciatamente clientelare.

Persino le valide azioni di tutela e valorizzazione del ricco patrimonio culturale ed artistico della città, che l’assessorato alla cultura ha messo in campo, sono state slegate da un qualsivoglia progetto organico di “interpretazione del territorio”, delle sue radici, vocazioni e potenzialità, in grado di offrire le fondamenta ad un nuovo progetto di sviluppo.

Dinanzi ad una comunità sgomenta e frastornata da un omicidio razzista perpetrato tra le sue mura, un’Amministrazione Comunale ignava e pavida, anziché guidare una dolorosa riflessione autocritica collettiva capace di generare nuovi “anticorpi” contro lo scadimento del livello di umanità che caratterizza le nostre comunità in questa triste fase storica, ha lavorato per minimizzare l’accaduto e per rimuoverne persino la memoria dalla coscienza collettiva.

Fermo, essendo un capoluogo di Provincia, avrebbe inoltre dovuto svolgere un ruolo di indirizzo, di guida e progettualità rispetto alle altre città del territorio fermano, a maggior ragione dopo la sciagurata distruzione degli organi di programmazione di area vasta. Nessuna città può vivere e migliorarsi senza il proprio territorio, senza programmare insieme; che si tratti di urbanistica, di mobilità, di cultura e scuola, di lavoro, turismo, ambiente o (ancor più importante) di salute, nessuna risposta può essere trovata dentro i confini di una città. È invece del tutto evidente che l’Amministrazione Calcinaro ha abdicato nei fatti ad assumere quel ruolo di stimolo e coinvolgimento nei confronti degli enti dell’intero territorio fermano che compete alla città capoluogo.

Una città senza progetto politico lentamente muore.

Altro che “basso profilo”! Oggi, ancor più di cinque anni orsono, Fermo ha bisogno di una stagione di partecipazione e di protagonismo collettivo.

Dalla crisi si esce soltanto affrontando le sfide che il fallimento dell’attuale modello di sviluppo globale ci sbatte in faccia e che impongono di ripensare l’attuale modo di abitare, produrre, spostarsi, fare la spesa, coltivare, convivere nei territori.

Altro che “antipolitica”! Fermo ha bisogno di un proprio Progetto Politico che – a partire dalle sue risorse, dalla sua storia e dalle sue unicità – si delinei e si avvii attraverso un percorso partecipato di progettazione condivisa del suo territorio, della sua economia, del suo modello di inclusione e solidarietà.

Altro che “gestione clientelare del consenso”! Fermo ha bisogno di una guida amministrativa capace, di coinvolgere i cittadini nelle scelte, facendo riscoprire loro l’assoluta priorità e “convenienza” del “Bene Comune” rispetto alla somma di piccoli e grandi interessi privati.

Cinque anni orsono le liste elettorali de “L’Altra Fermo” e “Fermo Migliore”, candidando Massimo Rossi, hanno lanciato una proposta politica di governo

partecipato della città e, dopo l’importante consenso ricevuto dai cittadini, hanno offerto la propria collaborazione progettuale all’Amministrazione Calcinaro senza chiedere nulla in cambio.

Ogni proposta di sperimentazione del bilancio partecipativo, di apertura di una nuova stagione di pianificazione generale condivisa del territorio, di promozione di progetti di nuova economia partecipata hanno incontrato lo scetticismo o la contrarietà di un’Amministrazione comunale chiusa in se stessa, gelosa del proprio piccolo potere derivante dalla rappresentanza, orientata al minimalismo, alla liquidazione del patrimonio, al clientelismo.

A nulla sono valse le offerte di collaborazione per promuovere una progettualità che mettesse al centro, quali elementi caratteristici di un nuovo sviluppo, gli stili di vita solidali e sostenibili insiti nella “dieta mediterranea” e la concezione del lavoro, etico e di qualità, basato sulla maestria e la bellezza insite nella tradizione manifatturiera del territorio.

Sono queste le ragioni che ci inducono oggi, in vista del rinnovo degli organi di governo della città, a rivolgerci nuovamente ai cittadini, alle numerose realtà associative, per rilanciare con ancora maggiore convinzione, la proposta di un progetto per la città per invertire la sua lenta ma inesorabile tendenza al declino. Un progetto fondato sulla partecipazione e sulla solidarietà. Un progetto aperto e innovativo che ha bisogno dell’intelligenza e dell’energia di tutti coloro che amano Fermo non in modo conservativo e sterile, ma declinando questo sentimento in un impegno concreto per porre la città all’avanguardia di un processo di trasformazione globale che potrà partire solo da realtà locali come la nostra.

Per avviare un nuovo percorso insieme in questa direzione incontriamoci in assemblea
Sabato 21-09-2019, alle ore 17.00,
presso l’Aula Convegni dell’ “Isolachenonc’è” in Via Don Cipriani 8 (ex Bambin Gesù)

da L’Altra Fermo e Fermo Migliore

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